Emozioni a non finire quelle provate nei primi 235 km del mio viaggio su sentieri a me completamente ignoti (ad eccezione della discesa a La Thuile dal Rifugio Deffeyes fatta un paio di volte e del percorso da Gressoney a Champoluc ovviamente) e, avvicinandosi ai colli, spesso coperti da una coltre bianca immacolata.
La solitudine era la mia arma vincente, perché è solo quando si può saper contare solo su se stessi che si affilano le armi migliori.
Il mio viaggio, sebbene interrotto, è stato fantastico fino al Rifugio Coda, dopo è’ stata una lenta agonia fino a Champoluc per via di un’infiammazione al muscolo tibiale. Finiro’ il percorso da solo appena si sfiamma, credo e spero in 10-15 gg.
Esperienza unica!
Diario di viaggio:
Sono partito il 29 agosto da Courmayeur alle ore 6:30, il tempo era ancora nuvolo per via della forte perturbazione appena trascorsa.
Il primo giorno ho superato il Col Arp (2.570 m), l’Haute Pass (2.870 m) e il Col Crosatie (2.838 m) arrivando a Valgrisenche in circa 12 ore (50 km e 4.000 D+). Ho dovuto passare gli ultimi 2 colli con 25-30 cm di neve fresca e senza traccia in quanto nessuno prima di me si era ancora avventurato. Devo avere perso 5 anni di vita per passare l’ultimo colle molto esposto…
Il secondo giorno sono partito presto ma mi è stato sconsigliato di passare il Col de Fenetre (2.840 m) e la ripidissima discesa a Rheme con il buio in quanto quella discesa è già complicata in condizioni normali figuriamoci con i 25 cm di neve fresca…
Ho quindi atteso il sorgere del sole e sono sceso: è stato sicuramente saggio il consiglio ma anche in questo caso devo avere perso altri 5 anni di vita!
Giunto in Val di Rheme ho cominciato la bellissima salita all’Entrelor (3.002 m) tra camosci e stambecchi, cercando la giusta traccia in 40 cm di neve fresca. Sono così arrivato in Valsavaranche nel primo pomeriggio.
Ero un po’ intimorito dall’affrontare il colle più alto di tutto il mio viaggio (3.290 m) con tutta quella neve, e forse più, senza una traccia. Ho così chiamato il Rifugio Vittorio Sella per sapere se qualcuno dei loro ospiti avesse fatto la salita al colle lasciandomi così delle impronte da seguire. Fortunatamente mi hanno detto che almeno 15 persone erano salite quel giorno.
Sono così salito a cuor leggero attraversando il magnifico vallone sopra Eau Rousse e li ho scoperto che esistono marmotte grandi quasi quanto i miei figli🤪 Giunto in cima abbastanza agevolmente per via delle tracce già segnate sulla neve ho avuto grosse difficoltà per scendere verso il Rifugio Sella: mi avevano detto che il sentiero era ghiacciato e di portarmi i ramponcini. Appena giunto in cima invece mi sono accorto che non solo non era ghiacciato, ma con tutti i passaggi della giornata non c’era nemmeno la neve e il sentiero era tutto fangoso ed estremamente scivoloso, soprattutto dove non c’erano le corde fisse, li ho perso almeno 10 anni di vita🤣
Sono così arrivato dopo 65 km e 5.000 metri di dislivello positivo a Lillaz dove i gentilissimi proprietari dell’agriturismo Etoile Du Berger mi attendevano nonostante l’ora tarda (quasi le 23).
Il terzo giorno ho affrontato la salita per la Fenetre de Champorcher (2.827 m) e la lunghissima discesa verso Donnas dove c’era Marcello Dondeynaz (referente dell’associazione Ripartire dalle Cime Bianche) per darmi lo striscione Love Cime Bianche in sostituzione del foglio A4.
Con mia sorpresa e fortuna aveva portato con se una squisita cena fatta da panini con pane bio di segale, uva americana, fichi secchi e biscotti con farina di castagne, da consumarsi mentre si camminava verso Pont Saint Martin. Mi ha anche fatto compagnia fino a Perloz nella ripida salita verso Sassa. E ho fatto fatica a stargli dietro! Grazie!
Non potevo più andare veloce per via delle importanti vesciche ai piedi formatesi nelle due precedenti giornate in mezzo alla neve: sebbene curate da manuale davano fastidio.
Nel cuore della notte (circa l’1.30), dopo 55 km e 2.500 D+, sono arrivato all’Etoile Du Berger di Lilianes da non confondere con quello di Lillaz che è sull’Alta via n. 2. La gentilissima proprietaria che voleva aspettarmi con una tazza di minestra per farmi vedere la camera, mi aveva lasciato la mia sacca fuori sul balcone in modo che capissi quale fosse la mia stanza. Per la prima volta ero riuscito a dormire 4 ore di fila!
Il quarto giorno è iniziato subito con la salita al Coda, rifugio posto sul confine tra la Valle d’Aosta e il Piemonte. Segna la metà del percorso del TOR. Per me ha segnato l’inizio dell’agonia: fin dalla prima discesa dal rifugio ho sentito una fitta alla tibia sinistra. Inizialmente non ho dato peso, succede spesso di sentire dei dolori ma dopo qualche km o qualche ora svaniscono…questo no! Anzi era destinato ad aumentare…
Con difficoltà (per via del dolore) ho superato i colli dal Colle Marmontana al Colle della Vecchia ma il dolore aumentava in modo importante e sono arrivato alla Gruba, rifugio storico del TOR con molte ore di ritardo. Per recuperare tempo, ho quindi deciso di non dormire e andare a Gressoney per poi salire al Colle Pinter. Lungo la strada per Gressoney continuavo ad avere colpi di sonno mentre camminavo. Ho così deciso di fare un micro sonno a Gressoney e dopo nemmeno 30 minuti ero così sulla via per il sentiero per il Colle del Pinter.
Dal colle in giù ho capito che avrei dovuto fermarmi qualche giorno e far passare l’infiammazione. Troppo forte il dolore alla tibia.
Appena sarà’ passato l’edema alla tibia riprenderò il mio progetto e concluderò il tragitto da Champoluc a Courmayeur, indicativamente la partenza sarà il 15 settembre alle ore 20:00.
Questi i dati ufficiali del giro