Arrivo da un anno molto difficile, prima sospetta pubalgia, poi rottura scomposta della testa dell’omero – in 3 parti – durante una caduta accidentale con relativa operazione infine intervento all’ernia inguinale bilaterale…..e non solo…
Ora, dopo 2 Anestesie totali in 6 mesi, finalmente posso riprendere da dove ho lasciato… Ma con calma…
3 Nazioni – 7 Valli – 3 Tappe – 182 km – 12.200 Metri di dislivello (+12 km e 2.200 D+ rispetto all’originale) – Extended Edition
Questi sono alcuni dei numeri di quello che è riconosciuto come uno dei più bei trekking d’Europa e del mondo. Un fantastico giro intorno alla maggiore vetta delle Alpi, il Tour del Monte Bianco conduce chi lo percorre al cospetto dei ghiacciai e delle guglie del maestoso massiccio, attraverso vallate e valichi, lungo un percorso segnalato sempre in maniera precisa ed accurata.
La lunghezza totale del giro del Monte Bianco tradizionale si aggira intorno ai 170 chilometri (la distanza è variabile perché sono previste alcune varianti) mentre il dislivello è all’incirca di diecimila metri complessivi per tutte le tappe. Il punto più alto toccato, nella versione tradizionale, ad un’altitudine di 2.665 metri sul livello del mare, si trova alla Fénètre d’Arpette, in territorio elvetico.
Partirò da Courmayeur e li vi ritornerò per ben due volte, perchè dopo il primo ritorno a Courmayeur – dopo 170 km e 10.000 metri di dislivello – salirò il sentiero che da Courmayeur porta a Punta Helbronner a 3.462 m di altitudine (arrivo della Skyway Monte Bianco) per godermi un panorama insuperabile per poi ridiscendere (Extended Edition)
3,5 gg
11.180 metri di dislivello positivo.
180 km di sana follia, immerso nella natura ascoltando la sua voce e il suo silenzio…
Circa 40 ore il tempo in movimento.
Sono partito nel cuore della notte di domenica 14 agosto e ho fatto ritorno a Courmayeur poco prima delle 12 di mercoledì mattina, per poi provare la salita fino a Punta Helbronner. Purtroppo avevo già visto dalla webcam della Skyway Monte Bianco che la visibilità era nulla e c’erano venti molto forti. Oltretutto Meteo Swiss segnalava l’arrivo di un forte temporale (è anche nevicato in serata infatti), per cui sono salito fino a poco sopra il Pavillon (2.200 m circa), ho atteso ancora qualche minuto nella speranza che la coltre di nubi in cui era immersa la cima più alta d’Italia di colpo sparisse, fino a quando ho deciso di ritornare giù al parcheggio di Courmayeur dove mi aspettava la mia auto. Sarebbe stata la degna conclusione di un viaggio bellissimo, di cui porterò per sempre dentro di me i ricordi…ho ricevuto molto di più di ciò che cercavo…
Ho fatto quasi il 45% del percorso nella prima giornata per poi fare delle tappe molto omogenee negli altri giorni, in modo da dosare le energie e avere più tempo a disposizione per me. Durante le salite, nonostante lo zaino da 32 litri (avevo con me un drone FPV, che, tra visore, cloche, cavi e batterie, pesava oltre 2 kg), sono riuscito a spingere bene come se facessi un’ultra trail, ovviamente ero rallentato in discesa.
Non ho mai avuto problemi o dolori se non al collo e alle spalle per via dello zaino, credo. Nonostante le due operazioni in breve tempo, devo dire che il mio fisico ha reagito bene.
Il mio target era quello di capire a che punto fosse il mio recupero, da adesso in avanti avrò il giusto tempo per una vera preparazione, il corpo si riprenderà meglio e potrò spingere al 110%.
Dal punto di vista scenografico è sicuramente più bello del Tour del Monte Rosa, se però vengono fatte tutte le varianti al percorso che ti portano a lambire le lingue dei ghiacciai, come ho fatto io, altrimenti potrebbe risultare, per lunghi tratti, monotono. Facendo le varianti è sicuramente più impegnativo in termini di fatica (più dislivello), ma ne vale assolutamente la pena.
Ed è anche molto più semplice del tour del Monte Rosa: ad eccezione della salita alla Tete aux Vents, dove ci sono da fare circa 200 metri di dislivello su diverse scale in ferro incastonate nella parete a picco sulla valle di Chamonix (mi ero dimenticato di soffrire di vertigini…), il percorso è molto easy, non ricordo salite particolarmente impegnative o lunghe come quelle presenti invece nel Tour del Monte Rosa. Fatto in 10-12 giorni può essere tranquillamente percorso anche da famiglie con bambini.
Il momento più difficile è stato proprio l’ultimo giorno perchè, avendo visto le previsioni meteo, ho cercato di arrivare il prima possibile a Courmayeur (distante 32 km) per tentare la salita a Punta Helbronner (3.462 metri), prima che arrivasse il temporale che, su quel percorso con pendenza media al 40-45%, avrebbe reso la salita particolarmente rischiosa (nell’ultimo km si sale di 640 metri di dislivello). Per cui ho lasciato il rifugio sotto il Col du Bonhomme abbastanza presto (4.00 AM), c’era un vento fortissimo, mi è stato contro fino al Col de la Signe (circa 10-12 km), il cielo era limpido ma proprio dal Col de la Signe stavano cominciando a venire giù le nubi e in poco tempo mi sono ritrovato dentro una fitta coltre di nuvole, riuscivo giusto a vedere pochi metri di sentiero…faceva molto freddo e il vapore acqueo impregnava qualunque cosa, ma ero attrezzato, non bisogna mai sottovalutare la montagna, a qualunque altezza tu sia, bisogna portarle rispetto, cosa che purtroppo non vedo fare molto spesso.
Difficile scegliere un momento più bello tra i tanti…ma ce n’è uno sicuramente magico: a 50 metri dal rifugio La Croix du Bonhomme, che avevo scelto per dormire, a circa 2.500 metri di altezza, improvvisamente dopo le 17 ha cominciato a radunarsi un gregge di circa 50 stambecchi con tanti piccoli che si divertivano a scornarsi gli uni con gli altri…per circa 3 ore ho assistito, con gli occhi di un bambino a questo spettacolo unico…
Obiettivi futuri? Ad aprile con tutta probabilità parteciperò all’Ultra Trail di Madeira e l’estate prossima finalmente farò il Tor Des Geants © in solitaria…